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Paisani in anda pà a fiera di u Niolu. LC Canniccioni v 1910

24/10/14

Povar'à noi...

Quantu volti avaraghju dettu u tintu ?
Massimu dipoi à l'iniziu di sta guerra e senza sappeni mancu u senzu.

"Legato a un'eresia molto antica -quella donatista del IV secolo- a alle discussioni teologiche e liturgiche tra la Chiesa d'Africa (...) e il papa Stefano, è assai probabilmente il diffusissimo e ben noto aggetivo siciliano (e calabrese)* tintu. Il significato è quello di "cattivo", riferito a persona; non buono, guasto, inservibile o di pessima qualità, riferito a cosa; grave, riferito alle condizione di salute". Vale anche "sventurato", ad esempio in locuzioni del tipo tintu cu mori**, tintu cu cadi, tintu cu jetta i spaddhi 'n terra, tutte tre usate col significato di "sventurato chi muore". Altro significato di tintu è quello di "povero", ad esempio nelle locuzioni esclamative calabresi* tintu ìju ! E tint'a-mmìa! Povero me ! tintu pe-ttìa, "povero te !". Se la parola nel calabrese non può non essere un prestito dal sicilano -ma Varvaro lo esclude- nel siciliano tintu si rispecchia, secondo la ricostituzione di Pagliaro, che condivido, la lotta tra il greco baptìzein e bàtisma da un lato e il latino tingere e tinctio dall'altro, col significato, le une e le altre, di "immergere" e di "immersione nell'acqua" (...)
In Africa come in Sicilia tinctus indicò il battezzato da eretico o alla maniera degli eretici, e divienne sinonimo di "cattivo" dal punti di vista dell'ortodossia cattolica. La memoria distante di quella polemica religiosa -scrive Antonino Pagliaro- soppravive ancora nella locuzione siciliana tintu e-mmalu vattïatu "cattivo e mal battezzato", che è di uso correte nelle parlate di tutta l'isola."(1)

È detta. Diu benedica i tinti e... tttt !

Médiathèque du Patrimoine, RMN-Grand Palais


(1)Da, La fiera del Nigrò, Viaggio nella Sicilia lingustica, p 71 (Eretici isolani), Salvatore C. Trovato, Sellerio editore, Palermo 2006.


*E corsu ! Ndl'A
** Cu =chi